Ristorazione e turismo, mancano 390mila tra cuochi e camerieri

E’ allarme occupazione nel comparto dell’ospitalità dove tra ristoranti, bar e hotel servono per i prossimi mesi qualcosa come 390mila tra cuochi e camerieri.

Per la stragrande maggioranza degli operatori turistici italiani – racconta a Repubblica Paolo Manca, comproprietario della catena di alberghi sardi Felix Hotels e presidente di Federalberghi Sardegna – quest’anno è più difficile che mai trovare lavoratori, tanto che i posti vacanti arrivano fino a un terzo del fabbisogno.

Sul banco degli imputati però, non ci sarebbe, come da più parti indicato, il reddito di cittadinanza. «Con la pandemia la ristorazione e il turismo non sono più riusciti a garantire neanche quel minimo di stabilità che esisteva prima», spiega l’albergatore. Per questo motivo, «i lavoratori hanno cercato altro. Sono diventati corrieri, muratori, magazzinieri, autisti. Scoprendo magari che così ci si gode la famiglia, non si lavora di notte e si hanno i weekend liberi».

Secondo le stime di Fipe-Confocommercio, a mancare all’appello sono anche 200mila lavoratori a tempo indeterminato, oltre ad almeno 100 mila stagionali. Non a caso, le ultime previsioni di Unioncamere e Anpal mettono nero su bianco che, tra maggio e luglio, il fabbisogno di 387.720 mila lavoratori per i servizi di alloggio, ristorazione e turistici, con un aumento del 64,9% rispetto al 2021: in quasi quattro casi su dieci (38%) sono difficili da reperire.

Di tutt’altro parere i lavoratori, secondo quanto racconta il quotidiano. Sul sito di Anls, l’organizzazione che riunisce lavoratori stagionali, si sprecano le lamentele a proposito di sussidio di disoccupazione “corto”, che copre solo la metà del periodo corrispondente a quello effettivo di lavoro, e delle condizioni di lavoro.

Per uscirne, conclude Manca, una soluzione ci sarebbe, sotto forma di un incentivo ai giovani che hanno voglia di imparare un mestiere, e di una riduzione del cuneo fiscale. «Si potrebbe pensare a un periodo di formazione retribuita quando non si lavora. Io non credo che la gente preferisca il reddito di cittadinanza al lavoro, e neanche che tutti gli imprenditori siano scorretti. Però ci vuole una legislazione strategica sul turismo, che permetta ai lavoratori di vivere dignitosamente, arrivando almeno a dieci mesi di retribuzione fra lavoro e formazione», conclude il presidente di Federalberghi Sardegna.