Airbnb: vietato discriminare. Ora è un impegno “contrattuale”

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Per Airbnb è vietato discriminare. Ora è un impegno “contrattuale”, e la piattaforma di prenotazione decide di adottare un metodo opt-in per risolvere il problema delle discriminazioni. Nel mondo degli affitti e degli hotel i criteri di uguaglianza sono stabiliti da leggi e carte dei diritti, ma nel mondo della sharing economy esiste un margine di scelta da parte dell’affittuario, dove il discrimine può fare capolino. Da oggi però utilizzare Airbnb significa prendere un impegno scritto che preveda il medesimo trattamento per tutti, a prescindere da razza, religione, origine nazionale, etnia, disabilità, sesso, identità di genere, orientamento sessuale o età. Airbnb, insomma, ormai presente in 34 mila città e 191 Paesi, non può più lasciare alle dispute ospite-affittuario la soluzione di un problema come la discriminazione. Così ha condotto uno studio indipendente, in collaborazione con Laura Murphy, dell’American Civil Liberties Union, in cui si delinea un cambiamento delle policy, imponendo agli utenti un impegno da sottoscrivere all’atto del login al sito. A partire dal 1° novembre quindi, quando si accede al sito o all’app di Airbnb, viene chiesto automaticamente di accettare l’impegno. Pena non poter ospitare o prenotare viaggi attraverso la piattaforma.

Il modello adottato è divenuto tipico all’interno dei social, come Facebook per esempio. Ma Airbnb ha tenuto conto anche dei Paesi nei quali le normative vigenti impongono alle persone di rispettare standard in contrasto con il principio di non descriminazione. In questo caso non richiedendo agli ospitanti di violare le leggi del loro Paese, o di agire in maniera tale da poter essere perseguiti. In pratica l’obbligo di non pregiudizio e non discriminazione alla fine varrà solo nei Paesi in cui le discriminazioni ingiustificate sono sanzionate dalle leggi.