Brexit Day: ecco cosa può succedere (anche nel turismo)

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Remain o Leave? Il giorno della Brexit è arrivato: domani, giovedì 23 giugno, la Gran Bretagna è chiamata a pronunciarsi sulla propria permanenza nell’Unione europea, in un referendum che potrebbe cambiare le sorti dell’Europa. L’agenzia di stampa Reuters ha dedicato al tema una pagina con commenti, notizie, sondaggi e dati di mercato, di cui riprendiamo alcuni passaggi.

Quando e come
I seggi apriranno il 23 giugno alle 7 ora locale (le 8 in Italia) e chiuderanno alle 22. I cittadini britannici troveranno il seguente quesito sulla scheda: “Il Regno Unito dovrebbe rimanere membro dell’Unione Europea o dovrebbe lasciare l’Unione Europea?”.

I sondaggi
Se tra il 10 e il 16 giugno il fronte favorevole all’uscita era in vantaggio in sette sondaggi su nove, le ultime rilevazioni evidenziano un netto recupero del fronte pro-Ue. Ma i margini di incertezza restano.

Exit Poll
A oggi non sono previsti exit poll: il rischio di errore è troppo elevato. Il conteggio dei voti, che verrà effettuato manualmente, partirà subito dopo la chiusura dei seggi.Ciascuna delle 382 circoscrizioni elettorali renderà noti i dati sull’affluenza nel corso della notte.Poi si procederà allo scrutinio, e ciascuna circoscrizione annuncerà quanti sono stati i “remain” e i “leave” entro le 8 circa del 24 giugno (ora italiana). I risultati a livello nazionale verranno annunciati a Manchester da Jenny Watson, presidente della Commissione elettorale.

Se vincono i Leave
Se vincessero i “leave”, prenderanno il via i negoziati per l’uscita della Gran Bretagna dal blocco, in base all’articolo 50 del Trattato sull’Ue. Londra sarebbe formalmente fuori dall’Ue dopo due anni. Il premier britannico David Cameron, impegnato nella campagna per la permanenza, ha dichiarato che non si dimetterà se dovesse vincere il fronte anti-Ue e resterà in carica per condurre le trattative. Nel complesso la Brexit potrebbe provocare “sette anni di limbo e incertezza politica”, ha avvertito il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.

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David Cameron, primo ministro britannico, ha messo in guardia i connazionali sugli effetti dell’eventuale Brexit

I mercati finanziari
Il tema Brexit sta influenzando da diverse settimane l’andamento delle Borse. Osservata speciale è la sterlina, che con l’approssimarsi della data del referendum ha visto aumentare la propria volatilità. La mediana delle stime dei previsori, interpellati in un sondaggio Reuters datato 2 giugno, suggerisce un deprezzamento del 9% se il referendum dovesse decretare l’uscita dall’Ue, mentre la vittoria del fronte ‘remain’ porterebbe a un apprezzamento del 4%.

La City in pericolo?
Potrebbero esserci delle ripercussioni anche su Londra come piazza finanziaria, nel caso dell’addio all’Ue. Alcune banche d’affari americane stanno prendendo in considerazione lo scenario estremo di dismettere le attività di trading basate nella capitale britannica, se Londra non dovesse più avere accesso al mercato europeo. Una riorganizzazione in altri Paesi della zona ero sarebbe in alcuni casi talmente costosa da indurre alcune grandi banche Usa a ridurre la propria presenza in tutta Europa.

I costi dell’Ue
Secondo Vote Leave far parte dell’Ue costa alla Gran Bretagna 19,1 miliardi di sterline all’anno. L’Autorità statistica britannica, organismo pubblico indipendente, parla di stime sbagliate: tra rimborsi automatici e trasferimenti la contribuzione netta scenderebbe a 7,1 miliardi. Il ministero delle Finanze britannico sostiene che i benefici economici derivanti dal far parte dell’Ue superino abbondantemente i costi annuali, e che con la Brexit il settore pubblico avrebbe alla lunga 36 miliardi di sterline in meno all’anno da spendere per via della minore crescita.

Sicurezza
Per il fronte favorevole all’Europa, l’Ue rappresenta un fronte comune per le sanzioni nei confronti di Paesi come la Russia, e consente una rapida estradizione di sospetti da un Paese membro a un altro. Il fronte Leave dice che sarà nell’interesse degli altri Paesi Ue portare avanti la collaborazione con la Gran Bretagna sulla sicurezza dopo un’eventuale Brexit, e che le norme del blocco limitano la capacità dei britannici di vietare l’ingresso a cittadini Ue pericolosi o di espellerli.

Turismo
Anche per il comparto del turismo, l’uscita dalla Ue potrebbe avere ricadute pesanti. Ne è convinto il premier Cameron, che ha annunciato che se vincessero i sì alla Brexit viaggiare in Europa costerà di più. Nella sua campagna per rimanere nell’Unione Europea, Cameron avverte i suoi connazionali che un’eventuale uscita della Gran Bretagna dall’Unione ‘costerebbe’ alle famiglie 230 sterline in più (330 euro) a vacanza nel Vecchio Continente. Anche i due principali vettori anglosassoni,  Ryanair ed easyJet, sono scesi in campo contro la Brexit. A quanto hanno dichiarato Michael O’Leary, numero uno di Ryanair, e Carolyn McCall, al vertice di easyJet, l’uscita dalla UE comporterebbe una progressiva riduzione degli investimenti da parte dei vettori più potenti in Europa, e due tra i primi tre per passeggeri trasportati da e verso l’Isola.
Ancor più pessimista Peter Long, ex numero uno del gruppo Tui, secondo il quale l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue potrebbe compromettere anche la sicurezza. Londra, infatti, non potrebbe più contare sulla stretta collaborazione con gli altri Paesi dell’Ue per quanto riguarda la lotta al terrorismo.