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Federalberghi, Bocca: “Dramma quotidiano, 500mila posti a rischio”ERT

Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi

E’ evidente che si sta vivendo un dramma quotidiano, che rischia di provocare un contraccolpo durissimo ai 500 mila lavoratori e di conseguenza alle loro famiglie”. E’ l’allarme del presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, che si è rivolto ai segretari generali delle organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs sollecitando un incontro urgente per l’esame delle prospettive del settore e per la verifica dell’attuazione delle richieste avanzate dalle parti sociali a Governo e Parlamento.

La situazione generata dalla pandemia continua a tartassare il turismo italiano ed in particolar modo il comparto ricettivo, segnala Bocca. Che prosegue, sottolineando come le città d’arte siano state completamente private dal turismo straniero: “La nuova ondata di contagi, inoltre, ha determinato un’ulteriore diminuzione delle già scarse presenze nelle strutture ricettive, aggravandone la situazione economica e finanziaria. Il quadro assume l’aspetto più allarmante proprio nelle località nelle quali maggiore è il peso delle presenze degli stranieri”.

Una situazione particolarmente evidente in mete come Roma dove secondo Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma e vicepresidente vicario di Federalberghi, la situazione è ancora più drammatica.

A Roma un terzo del totale degli alberghi è chiuso. Siamo tornati ai livelli di occupazione di aprile 2020, siamo in un lockdown mascherato, ha detto. Inoltre, “altri 50 alberghi stanno chiudendo in questi giorni, io personalmente ne chiuderò 2 perché siamo tornati al livello di occupazione di aprile 2020“.

Per il Presidente di Federalberghi le responsabilità sono da individuare anche nel Governo. “Non è stato prorogato il bonus affitti, non è stata eliminata l’imu nella rata di dicembre che noi tutti abbiamo pagato, è finita la cassa integrazione Covid il 31 dicembre e di conseguenza ci sono già stati migliaia di licenziamenti in questi giorni. Molti avevano contratti a tempo determinato e non sono stati riassunti. La situazione è questa. Per quanto riguarda il nostro settore non prevediamo ritorni ai livelli del pre-pandemia fino al 2025“, ha concluso.