Gita romana per O’Leary: “a noi le rotte Alitalia. No a Meridiana”

Alitalia taglia. E Ryanair cuce. Il vettore irlandese ricama infatti il suo network italiano dove ha appena incassato il record di prenotazioni anticipate sulle 47 rotte da e per Roma Ciampino e Fiumicino, evento celebrato addirittura dal ritorno del ceo Michael O’Leary in Italia, che ha presentato le novità capitoline, ovvero i sei nuovi collegamenti su Atene, Colonia, Crotone, Lisbona, Bruxelles e Barcellona. “Ci prendiamo l’impegno di subentrare alle rotte abbandonate da Alitalia sul breve e medio raggio, perché, mentre loro continuano a tagliare posti di lavoro e capacità, Ryanair continuerà a far crescere traffico, rotte, turismo e posti di lavoro, e trasporterà 26 milioni di passeggeri in Italia nel 2014-15” ha sottolineato O’Leary, aggiungendo anche che Etihad, con Air Berlin, ha tagliato rotte “anche in Germania, altro mercato dove potremmo crescere”.

E O’Leary ne ha anche per Meridiana, compagnia a cui era stato accostato il vettore low cost nei giorni scorsi: “Non siamo interessati alla partnership con Meridiana, se avessimo voluto lavorare con una compagnia con costi elevati e grosse perdite avremmo scelto Alitalia – ha detto provocatoriamente O’Leary – Noi irlandesi non siamo molto bravi a giocare a calcio, ma siamo bravi a gestire le compagnie aeree”. Meridiana che, oltre a un interessamento di Ryanair, poi nei fatti non veritiero, avrebbe avuto anche un abboccamento con un fondo cinese, subito smentito dal presidente della compagnia Marco Rigotti.

Ryanair, dunque, sembra veleggiare con il vento in poppa, ma qualche problemino vien fuori dalla cronache francesi, dove la no frills ha subito una condanna dalla Corte di appello di Aix-en-Provence per il mancato rispetto delle regole del diritto del lavoro francese all’aeroporto di Marsiglia-Marignane. Ma O’Leary, naturalmente, non ci sta: “come al solito la Francia sta cercando di cambiare le regole  per aiutare la propria compagnia di bandiera, Air France”. E si dice pronto a ricorrere alla Corte Suprema europea; “perché se i nostri dipendenti pagano già le tasse (poche, ndr) in Irlanda, non devono ripagarle anche in un altro paese (anche se è quello dove risiedono e dove nominalmente lavorano?)”.