Hogan sbarca a Roma ma la trattativa non decolla

Frenata sindacati. Trattativa in stallo
Frenata sindacati. Trattativa in stallo

Mentre sembra che le Banche abbiano trovato una quadra per il nodo debito, “Tra le banche c’è accordo unanime, siamo a posto”, aveva detto l’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, lasciando il vertice tra Alitalia e gli istituti di credito a Milano, si ritorna in alto mare per quanto riguarda le trattative sindacali e il nuovo contratto. Proprio il giorno in cui il grande capo di Etihad Airways è a Roma, pronto a fare la sua mossa.

Abbiamo già detto della posizione alquanto critica della Filt-Cgil rispetto al piano messo in piedi dal vettore insieme al governo, ma ieri notte lo stop ieri notte è arrivato anche dai piloti rappresentati dalle associazioni di categoria Anpac, Anpav, Avia. Ricordiamo che la soluzione prospettata dal duo Lupi-Poletti, rispettivamente ministro dei trasporti e ministro del lavoro, avrebbe portato a un ricollocamento in azienda di 616 lavoratori, la esternalizzazione di altri 681 entro il 31 dicembre prossimo, e 954 posti in mobilità, ma con la sperimentazione dei contratti di ricollocamento. Ma anche l’ennesimo taglio al costo del lavoro non è piaciuto ai sindacati, che dovrebbe portare risparmi nell’ultimo semestre del 2014 per 32 milioni di euro. “O si sceglie il baratro o lo sviluppo. Ci sono gli ammortizzatori sociali, a questo punto c’è l’accordo quadro aziendale. Non si possono mettere i paletti per farlo fallire” ha minacciato Lupi. Ma, necessariamente, si deve continuare a trattare. Anche perché le casse del vettore languono e necessitano quanto prima dei 560 milioni di euro promessi da Etihad, oltre all’aumento di capitale che sarebbe appoggiato da Intesa San Paolo e Unicredit, , mentre non ci starebbero, almeno in toto Poste Italiane, secondo socio con il 19,48%, che potrebbero investire meno della quota di pertinenza, ovvero 30 milioni sui 49 dovuti. In questo modo le banche insieme ad Atlantia si troverebbero a versare circa 200 milioni, invece dei 102,4 a loro spettanti.

La frenata di Poste, per cui l’ad Francesco Caio non si sbilancia, “il procedimento è in corso: vediamo come evolverà” ha detto, aggiungendo però che verrà assunta una parte del personale in esubero: “dal quadro di sinergie definito attualmente è previsto l’ingresso di 25 persone nei servizi Ict”, è dovuta anche in parte alle parole del presidente dell’Enac Vito Riggio, sulla posizione Ue all’accordo: “Non credo che andrà tutto liscio, perché c’è forte opposizione da Lufthansa e British Airways”.

Aumento di capitale che, secondo il Messaggero sarebbe conseguente alla firma dell’accordo, previsto per venerdì 25 luglio, prima proprio dell’assemblea di Cai che dovrà consolidare il proprio capitale con 250 milioni di euro.

Intanto James Hogan da Roma afferma: “vogliamo chiudere entro fine luglio, ma l’importante per noi è la reddittività nel lungo periodo. Vogliamo investire e far crescere il brand Alitalia – ha detto il manager australiano– è uno tra i più interessanti su cui investire in Europa”. Quindi la trattativa si annuncia serrata e, usando una parafrasi calcistica, visto i campionati del mondo appena terminati, passati i tempi regolamentari ora siamo ai supplementari. E presto si arriverà ai rigori. Per metter fine a questa melina.

A margine di tutto ciò anche l’intervento dei giudici della Corte dei Conti sulla gestione di 16 ex amministratori della compagnia che avevano operato nel periodo 2002-2012, tra i quali Giancarlo Cimoli e Francesco Mengozzi, per i quali hanno chiesto un danno erariale di circa 2 miliardi di risarcimento. Intervento sospeso in attesa dell’esito dei ricorsi in Cassazione.