Mentre in Italia il massimo dell’indignazione si raggiunge con trasmissioni televisive tipo Report, che il 4 giugno scorso ha scoperto l’acqua calda sul fenomeno di Airbnb e più in generale degli affitti brevi, il Giappone fa sul serio: circa 62mila annunci di case sono stati rimossi dalla versione giapponese del sito di home sharing, una cifra vicina all’80% dell’inventory complessiva di Airbnb  nel Sol Levante.
Ne rimangono circa 13.800 e il motivo è l’entrata in vigore dal 15 giugno di una normativa che impone agli host la registrazione degli appartamenti e un limite al numero di notti in cui un appartamento può essere dato in locazione.
Airbnb, come riporta cntraveler.com, è così diventato qualcosa al limite della legalità, tanto che in Giappone sono addirittura comparsi dei cartelli come quelli in foto, non molto furbi a dir la verità, in cui si invitano i turisti a non fare parola con nessuno di essere un ospite di Airbnb. La versione moderna del Fight Club.