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Italia e inglese, rapporto difficile (ma miglioriamo)ERT

Italiani e inglese, un rapporto da migliorare: ecco il nuovo EF English Proficiency Index 2014

Gli italiani non conoscono bene l’inglese, ma stanno migliorando. Il nuovo EF English Proficiency Index 2014, l’osservatorio internazionale sulla conoscenza della lingua inglese condotto da Education First, quest’anno ci vede quart’ultimi tra i Paesi europei. Rispetto all’anno scorso l’Italia è passata dal 32° al 27° posto dei 63 Paesi presi in esame, ma il podio spetta ai Paesi del nord Europa: Danimarca, Paesi Bassi e Svezia. I dati di EF EPI indicano inoltre che in Italia le donne conoscono meglio la lingua straniera rispetto agli uomini: il sesso femminile ha un punteggio di 54,25, mentre quello maschile si attesta a 51,18. La fascia di età che registra il più alto livello di proficiency è quella tra i 18 e i 34 anni, mentre restano in difficoltà le fasce di popolazione più adulta. La regione più preparata è la Lombardia, con un indice di 56,11, mentre quelle da rimandare a settembre sono Calabria e Basilicata (47,48 punti). Rimane ben salda al primo posto la città di Milano, con un punteggio di 57,53, mentre Napoli, con 54,38, è la città con minor padronanza della lingua.

In generale, il trend sull’apprendimento è positivo e dal 2007 al 2013 l’Italia guadagna ben 3,75 punti. “Il miglioramento del livello di inglese rimane un obiettivo fondamentale in Italia anche per le fasce più adulte, a maggior ragione in un momento in cui sono in molti a guardare con interesse ai mercati esteri. Proprio per queste persone che hanno vite spesso molto frenetiche e che risultano più penalizzate nello sforzo di imparare una lingua straniera, una soluzione molto interessante è rappresentata dall’educazione digitale – commenta Federica Tilgher, Responsabile per l’Italia della Divisione Digitale EF Englishtown -. Abbiamo rilevato che quasi il 70% dei nostri iscritti studia l’inglese online per motivazioni legate alla propria carriera o al proprio business. Un dato in forte aumento, se pensiamo che nel 2011 questo numero era il 62%”.