L’Italia nel 2030: 20 milioni di turisti in più e mobilità affidata alla sharing economy

Sharing Economy

La concentrazione di abitanti nelle “regioni metropolitane” (52,3% della popolazione) e l’aumento dei flussi turistici (+42%) genereranno in Italia nei prossimi 15 anni una crescente domanda di mobilità a cui il trasporto pubblico farà fatica a fornire risposte adeguate.

Sono questi i principali trend che emergono dal rapporto “L’evoluzione della mobilità degli italiani – Dallo scenario attuale al 2020-2030”, realizzato dall’ANIASA – l’Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio e Servizi Automobilistici di Confindustria e dalla Fondazione CENSIS.
Eccoli nel dettaglio, ben lontani, comunque, dagli scenari immaginati dagli Articolo 31 a fine anni ’90.

Il boom del turismo: nel 2030 avremo 20 mln di turisti in più

I dati relativi al turismo nel decennio 2003-2013 sono più che positivi: le presenze sono cresciute del 9,4%, frutto del saldo tra la straordinaria crescita delle visite straniere (32,3%) e la sensibile diminuzione (-6,2%) di quelle italiane. La previsione per l’Italia per il 2030 è di circa 68 milioni di arrivi internazionali, circa 20 milioni in più rispetto ai 48 milioni attuali, con un incremento del 42% rispetto alla situazione odierna. E’ evidente che se dovesse concretizzarsi un tale incremento dei flussi di turisti e visitatori si registrerebbe un impatto non indifferente sulla domanda di trasporto del Paese, che inciderebbe soprattutto sul trasporto aereo, ma non solo.

La crescita delle “megacities”, raccoglieranno 33 mln di abitanti

Il costante aumento degli abitanti nelle cinture urbane ha portato alla costituzione di vere e proprie regioni metropolitane. In queste “megacities” si addensa oggi circa la metà della popolazione italiana (49,7%) e la loro rilevanza è destinata a crescere nei prossimi 15 anni. Si può stimare che al 2030 nel loro insieme vedranno aumentare la popolazione dell’8,6% a fronte un incremento complessivo dei cittadini italiani del 3,4%; raccoglieranno quasi 33 milioni di abitanti, con un’incidenza sulla popolazione totale pari al 52,3%. Nel Centro-Nord queste “megacities” costituiranno ambiti geografici fortemente attrattivi, mentre nel Mezzogiorno si registrerà una sostanziale stagnazione.

Pendolari in aumento: nel 2030 saranno quasi 31 mln a spostarsi ogni giorno

Pur perdendo residenti, le “città-polo” sono oggi diventate aree di concentrazione di funzioni ad elevata attrattività. Sono quasi 29 milioni le persone che in Italia si spostano quotidianamente per studio o per lavoro (il 48,6% della popolazione) e nel 2030 tale dato toccherà quota 30,9 milioni. I pendolari per studio subiranno una leggera riduzione (da 9,7 a 9,4 milioni di studenti), mentre quelli mossi da ragioni di lavoro cresceranno da 19,2 a 21,5 mln. L’aumento del pendolarismo riguarderà le grandi regioni urbane del Centro e del Nord, ma non interesserà le regioni del Mezzogiorno. Questi numeri si riverbereranno su una crescita dei pendolari che utilizzeranno l’auto che passeranno dai 17,5 milioni del 2011 ai circa 18,8 milioni del 2030.

La sharing economy e la sua regolamentazione legislativa

In questo scenario la panacea di tutti i mali è indicata da tutti nell’importanza crescente che sta assumendo la sharing economy e la sempre maggiore propensione delle persone all’utilizzo di beni che vengono messi in condivisione solo per il periodo relativo all’utilizzo. E’ un trend che impatta fortemente sulla mobilità e sul turismo, guidato dalla tecnologia che mette più facilmente in connessione la domanda e l’offerta di questi servizi, ma che si scontra spesso con normative che non sono aggiornate o che spesso limitano fortemente le possibilità offerte oggi dalla tecnologia.

Così abbiamo da una parte fenomeni come il car sharing di Car2Go, il car pooling di BlaBlaCar e le auto con conducente di Uber. Nel turismo è diventato più semplice condividere la casa con Airbnb, una cena tipica con Gnammo fino a una vacanza in barca con Sailsquare. Le ultime due in particolare, totalmente made in Italy, sono state raccontate ieri nel corso di Amadeus Innovation Time, incontro organizzato da Amadeus, partner tecnologico delle aziende del settore turistico.

Da una parte è stata evidenziata la crescita di questi fenomeni e la sostenibilità del modello di business al crescere della base degli utenti. Dall’altra è venuto fuori il lato oscuro che porta le categorie professionali tradizionali a sentirsi minacciati dai nuovi entranti nel settore. E’ il caso di questi giorni di Uber che è stato condannato a interrompere un servizio dopo sentenza del tribunale. Ma è il caso anche di Gnammo che è stato protagonista di un’interrogazione parlamentare in seguito alla denuncia di un’associazione di categoria dei ristoratori. E’ però facile prevedere che l’importanza crescente di questi fenomeni porterà a mettere mano alla legge e a regolamentare il nuovo modo di muoversi e fare turismo, come sta succedendo ad esempio, ad Airbnb che dalla prossima settimana sarà legale in UK grazie all’approvazione di una legge ad hoc.