Scioperi Alitalia e Meridiana: la sconfitta dei sindacati

Meno di 100 dipendenti di Alitalia hanno aderito allo sciopero di 4 ore indetto dalla Filt-Cgil per la giornata di martedì 5 luglio, per l’esattezza 52 piloti e 45 assistenti di volo.

Quanto basta per creare dei disagi ai passeggeri, tanto che l’amministratore delegato Cramer Ball è stato visto a Fiumicino per scusarsi con le persone che avevano perso il proprio volo. In ogni caso la compagnia è riuscita a contenere i danni con un articolato contingency plan per riproteggere i passeggeri su altri voli, partito con la cancellazione preventiva di 142 voli per facilitare la successiva riprogrammazione.

Ball, che già ieri aveva scritto una lettera aperta ai dipendenti definendo lo sciopero incomprensibile nell’occasione ha rincarato la dose:  “Spero che le organizzazioni sindacali si scuotano dal loro torpore e si rendano conto che l’unico approccio possibile alle relazioni industriali è un atteggiamento lungimirante e moderno”.

A questo episodio è facile accostare quello dei certificati medici selvaggi presentati in questi giorni dai dipendenti Meridiana che non riconoscono l’accordo raggiunto tra sindacati, Governo e Qatar Airways.

Sono due atteggiamenti da cui si evince come i sindacati maggiori facciano fatica a rappresentare i lavoratori del settore aereo che in un caso scelgono di non aderire più di tanto a uno sciopero nazionale e nell’altro di seguire la protesta di sigle minori pur di far valere le proprie ragioni.

Come accade oltralpe, dove gli scioperi selvaggi dei controllori di volo hanno portato alle proteste formali delle compagnie aeree, ad uscirne sconfitti sono i sindacati che perdono potere contrattuale al tavolo delle trattative e riescono sempre meno ad ottenere risultati utili per i propri associati.