Turismo, Italia: nel 2020 persi fino a 50 miliardi di euro

XX Rapporto Turismo
Secondo il XX Rapporto sul Turismo Italiano curato dall'Iriss del Cnr, in dieci anni i viaggiatori dall'estero sono cresciuti del 32,3%

“Che siano 40 o 50 i miliardi persi dal settore, ciò che è emblematico è che il reddito generato dal turismo si è praticamente dimezzato”. Lo dice in un articolo su lavoce.info Paolo Figini, Professore Associato di Politica Economica presso l’Università di Bologna e autore di un articolo che dimostra come la flessione del turismo nel l’ultimo anno abbia avuto un impatto negativo sul Pil italiano ancora maggiore rispetto a quanto si può pensare.

“I primi dati a consuntivo del 2020 permettono di valutare l’impatto della pandemia sul reddito prodotto dal settore turistico, e i numeri sono impietosi”, continua Figini che analizza, partendo dai dati Istat, la diminuzione registrata negli arrivi internazionali (-61 per cento) e in quella stimata negli arrivi domestici (-40 per cento). Utilizzando questi dati, l’impatto diretto dovuto alla pandemia è stato pari a 52,1 miliardi (il 2,9 per cento del Pil 2019), valore che arriva a 90,2 miliardi se aggiungiamo anche la perdita di tutto l’indotto del settore turistico.

“Focalizzandoci sull’impatto diretto – prosegue l’autore – vediamo che il turismo contribuisce quindi al 37 per cento della perdita totale del Pil italiano (che nel 2020 è sceso di 139 miliardi, il 7,8 per cento rispetto al 2019)”. I numeri migliorano, ma solo di poco, anche se si correggono gli assunti di partenza ipotizzando, in maniera realistica, che la spesa del turista sia diminuita mediamente del 10 per cento rispetto al valore pre-pandemia e che il turismo domestico sia in realtà diminuito solo del 30 per cento (e non del 40 per cento), per un parziale trasferimento dei flussi turistici dalle strutture commerciali alle seconde case.

Ebbene, l’impatto diretto del travel sul Pil mostra una perdita di 41,6 miliardi, il 2,3 per cento del Pil 2019, cioè il 29 per cento della perdita totale del Pil registrata dall’anno precedente. Una percentuale che è molto superiore a quanto il settore turistico pesava, prima della pandemia, sul reddito nazionale, cioè il 6 per cento.