Il turismo che verrà, tra edifici storici che diventano hotel e bandi per musei

In un anno nei musei italiani entrano 12 milioni di persone, contro i 36 del Regno Unito e i 24 di Usa e Francia

Ricordate il progetto Dimore? Firmato dall’agenzia del Demanio, due anni fa aveva messo in vendita una serie di edifici storici, destinati a diventare una rete di resort di gran pregio. Dalla primavera prossima, come anticipa Lorenzo Salvia su Il Corriere, dovrebbe prendere il via un piano per la vendita di immobili pubblici da convertire in hotel, immobili scelti non solo in base al pregio architettonico, ma anche alle luce delle caratteristiche, tali da rendere questa trasformazione veramente realizzabile.

Altra misura allo studio, nel piano per il turismo targato 2015, è l’integrazione dei tre enti – Enit, Ice e Invitalia – che potrebbero “coalizzarsi” con successo, esaltando i rispettivi ruoli: l’Enit quello di promozione, l’Ice quello di incentivo per il commercio estero, Invitalia per l’attrazione degli investimenti. Il tutto per ampliare il concetto stesso e di conseguenza le potenzialità del turismo: da industria incentrata principalmente sui nostri beni culturali ad attività che può essere declinata su ogni tema e ogni eccellenza nazionale, dalla moda, al cibo, al design.

Infine, pare che il governo abbia prenotato una pagina di pubblicità sull’Economist, il settimanale liberal letto in tutto il mondo sul quale con l’anno nuovo dovrebbe apparire il bando per la selezione internazionale dei direttori dei 20 musei italiani autonomi, come previsto dall’ultimo decreto. Un direttore che non dovrà essere necessariamente straniero, ma potrà esserlo, nel tentativo di ridurre l’enorme gap in termini di visitatori che c’è tra i nostri musei e quelli di altri Paesi. Basti pensare che in 365 gioni totalizziamo 12 milioni di persone, contro gli 36 milioni del Regno Unito e i 24 di Francia e Stati Uniti.