Riforme frenetiche (fino a 5 in 3 anni), spesso contestate in sede amministrativa e capaci di produrre fino a 15 definizioni diverse di cosa sia una banale casa vacanza, mentre si introducono specifici requisiti per normare “palafitte”, strutture “digital detox” (niente telefono o wi-fi), “Marina resort” (le condizioni secondo cui è possibile pernottare in una barca ormeggiata), e presto forse anche grotte, come potrebbe accadere in Veneto.

E’ il quadro schizofrenico che emerge da un nuovo studio realizzato dal DEVO Lab –  di SDA Bocconi commissionato da Airbnb Italia. La ricerca dettaglia le profonde differenze regionali in materia turismo, soffermandosi sulla frequenza con cui le leggi  vengono riformate e sul complicato rapporto tra Stato e Regioni in seguito alla riforma costituzionale del 2001 che ha dato alle Regioni competenza esclusiva per il turismo ex art. 117, comma 4 della Carta.

Dallo studio emerge una spiccata tendenza a:

  1. Riformare frequentemente la normativa;
  2. Definire in modo disomogeneo categorie di ricettività altrimenti piuttosto banali nelle loro caratteristiche essenziali;
  3. Incorrere in contenziosi, promossi dallo Stato oppure da privati, contro norme regionali a rischio illegittimità.

In conclusione del rapporto, i ricercatori si soffermano sulla necessità di riformare a partire dalla digitalizzazione e dai big data, semplificando le procedure dal punto di vista amministrativo, e trovare una collocazione per fenomeni come l’home sharing proprio mentre il Parlamento si appresta a esaminare, con un’audizione in sede referente prevista oggi presso la Commissione Attività produttive della Camera dei deputati, il disegno di legge C. 1698 recante Delega al Governo in materia di turismo. Il disegno di legge mira “alla riorganizzazione e al coordinamento delle disposizioni per settori omogenei o per specifiche attività o gruppi di attività mediante l’aggiornamento del Codice che disciplina l’ordinamento e il mercato del turismo”.

Quanto dura una legge sul turismo?

Uno degli elementi principali evidenziati dallo studio è il ritmo frenetico delle riforme della normativa sulla ricettività da parte delle Regioni e delle Province Autonome; questa tendenza è legata alla velocità di cambiamento del settore turistico e delle strutture ricettive degli ultimi anni.

In generale, queste leggi vengono modificate dalle Regioni con cadenza annuale. Esistono però Regioni in cui la legge varia nell’arco di mesi, come nel caso dellaLiguria, che ha riformato la normativa cinque volte negli ultimi tre anni, mentre ad esempio in Veneto le riforme vengono apportate in media ogni tre anni.

Fra le tante regioni-lepre, anche qualche lumaca: in alcuni territori le leggi quadro di riferimento per il turismo risultano decisamente datate. Basti pensare che in Sicilia e Valle d’Aosta le Leggi Regionali sul turismo risalgono al 1996, ben prima di Internet e del mobile web, che invece ora valgono oltre il 40% del mercato.

21 definizioni di B&B

Regione che vai, casa vacanza che trovi, almeno per il legislatore regionale, che in genere ha ritenuto di dettagliare i requisiti necessari per numerose forme di ricettività al punto da creare differenze amministrative importanti per situazioni relativamente semplici come Bed & Breakfast o Case Vacanza. Per le medesime tipologie di strutture extra-alberghiere, infatti, i requisiti funzionali e/o dimensionali risultano differenti per ciascuna Regione o Provincia Autonoma, con l’unica eccezione degli agriturismi.

La categoria case e appartamenti per vacanze (CAV), presenta requisiti che variano molto tra le diverse Regioni. Campania, Piemonte, Puglia e Sicilia consentono una permanenza massima in una CAV di 90 giorni consecutivi, mentre Basilicata e Liguria fino a 12 mesi. Altri passaggi delle normative regionali riguardano invece la promozione, la metratura oppure la pulizia delle strutture.

La normativa regionale del Lazio specifica infatti che le CAV possono essere promosse e commercializzate tramite piattaforme elettroniche gestite da terzi. Quella di Marche e Sardegna sancisce la frequenza di pulizia dei locali e del cambio biancheria, la fornitura di elettricità, acqua e gas; stessi requisiti in Valle d’Aosta, dove però si richiede anche una superficie minima, a partire da 8 mq per le camere da un letto.

Complessivamente, ci sono oltre 20 tipologie diverse di ricettività extra-alberghiera in Italia. Tra queste, esistono categorie quasi sconosciute come le case del camminatore, presenti in Umbria e Lazio per valorizzare i cammini nel territorio regionale, e che in Lazio offrono ospitalità anche nella forma del donativo; oppure l’ittiturismo, categoria normata da Campania, Emilia Romagna, Liguria, Puglia, Sardegna, Veneto e che mira alla promozione delle attività legate alla pesca e al mare dal punto di vista socio-culturale, oltre che alla conoscenza dell’ecosistema del mare, dei fiumi e dei laghi. Queste sono tra le poche categorie extra-alberghiere in cui, in alcune regioni, è concessa l’eventuale somministrazione di alimenti e bevande.

Ricorsi e contenzioso

Non è solo una questione di zelo di alcuni legislatori. Spesso la modifica di leggi regionali appena varate è una necessità imposta dal TAR a fronte di ricorsi per illegittimità o incostituzionalità di parte di esse. E’ il caso di Lazio e Toscana, che hanno dovuto rivedere rispettivamente le leggi 8/2015 e 86/2016 a seguito dei pronunciamenti delle corti.

Negli ultimi 3 anni, ci sono state 5 impugnative contro normative regionali e 24 sentenze della Corte Costituzionale circa il riparto di competenze fra Stato e Regioni in materia turistica. Anche quando sono le regioni a ‘vincere’, come nel caso della Lombardia rispetto al Governo circa la costituzionalità del Codice Identificativo Regionale, questo avviene a seguito di mesi e mesi in cui regna l’incertezza per norme la cui legittimità appare sospesa sul filo del rasoio.

Raccomandazioni

Un quadro normativo così complesso genera anche flussi comunicativi altamente frammentari tra soggetti pubblici e privati, che risentono del diversificato riparto di competenze e funzioni amministrative. A questo proposito, l’analisi suggerisce una gestione armonizzata dei diversi data base pubblici e privati, al fine di sviluppare una visione globale del settore turismo, che supporti inoltre azioni quali la lotta all’evasione fiscale, la sicurezza pubblica e il funzionamento della pubblica amministrazione.

Lo studio si conclude con una proposta per armonizzare le definizioni esistenti per le strutture alberghiere ed extra-alberghiere e creare un quadro normativo nazionale, considerando l’evoluzione del settore turistico e quindi creando la macrocategoria home sharing.