I voli low cost? Ci rendono più poveri

I voli low cost ci rendono più poveri. È la tesi del libro Perché il low cost ci rende più poveri, del professor PierLuigi del Viscovo, direttore dell’Istituto Sperimentale di Marketing e del Centro Studi Fleet&Mobility, dal 2013 consulente per la Commissione Europea sul commercio al dettaglio. “Ogni volta che ci sembra di fare un affare, in realtà stiamo comprando qualcosa di qualità e valore aggiunto inferiore, in una spirale che trascina al ribasso tutta l’economia”. Secondo il professore quindi la spesa al discount o il volo a 12 euro potrebbe non essere davvero un affare, se meno qualità signfica meno ambizione. E se tutto è alla portata di tutti il mondo non diventa più egualitario, perché non è vero che tutto sia alla portata di tutti, e la qualità si abbassa non solo per il prodotto che compriamo, ma per l’intera economia.
Dal punto di vista commerciale, riporta Vanity Fair, si è spinto l’acceleratore sulla leva del prezzo, che non è solo il punto di incontro fra domanda e offerta, ma anche un modo per comunicare agli acquirenti di averci quasi guadagnato: agli occhi del consumatore l’acquisto che vale più di quanto costa vale più del prezzo che si paga per averlo.

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Ma nella tesi del professore il low cost alla fine genera povertà, ed esattamente come per i prodotti di consumo, anche il turismo low cost ha tempi brevi e guadagni limitati per le città visitate. La proposta di PierLuigi del Viscovo è quindi quella di passare dal low cost al giusto prezzo. Il primo, anche se può apparire vantaggioso nell’immediato, provoca danni all’economia generale e crea povertà a lungo termine. Quello che manca è la consapevolezza da parte del consumatore e la fiducia tra produttore e destinatario di oggetti e servizi. Se il viaggio è low cost dovrebbe sorgere il dubbio che, quantomeno, il personale sia sottopagato.