Costa Concordia, per lo smantellamento offerta migliore dalla Turchia

Costa Concordia

Entro i primi di maggio sarà presa una decisione sul porto a cui sarà affidato lo smantellamento di Costa Concordia e probabilmente alla fine si sceglierà un porto della Turchia. Lo fa capire il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli che, nel corso di un’audizione alla Commissione Ambiente della Camera, ha parlato dei costi relativi alla rimozione del relitto dal Giglio: Palermo si è ritirata. Piombino e Genova chiedono circa 80 milioni di dollari, la Turchia ne ha chiesti la metà.
Per lo smantellamento del relitto della Concordia quindi, la Turchia ha presentato l’offerta più conveniente, rivela Gabrielli, a fronte di una richiesta di 200 milioni da parte di Civitavecchia. “Il porto di Palermo si è reso non più disponibile – ha aggiunto il capo della Protezione Civile – rimangono quindi Civitavecchia, che ha presentato un’offerta fuori mercato; la soluzione turca che implica un esborso per l’azienda di 40 milioni di dollari e, nel mezzo, ci sono le soluzioni di Piombino e Genova. Ma il primo non ha il bacino mentre Genova ha il rischio del traino: la distanza tra il Giglio e Piombino si copre in un giorno, quello tra il Giglio e Genova in 5”.
La preferenza sarebbe quella di far restare l’operazione sul nostro territorio ma, fa sapere il prefetto, ci sono alcuni fattori di cui si deve tener conto, relativi alle capacità italiane ed ai costi: “Oggi ci scandalizziamo sull’ipotesi Turchia ma è lì che mandiamo le nostre navi militari. Da 25 anni in Italia non facciamo smantellamento di navi, le nostre navi militari le portiamo in Turchia”.
Dei 30 porti sondati dalla società londinese che ha selezionato anche i consorzi per il raddrizzamento della nave della Costa, 13 hanno presentato offerte; quattro sono porti italiani: Piombino, Civitavecchia, Genova e Palermo. Ci sono poi la Turchia, la Gran Bretagna, la Norvegia. Quest’ultima ha proposto l’offerta più bassa ma è una soluzione non sostenibile per la distanza.
“Noi auspichiamo che sia un porto italiano anche perché  – ha aggiunto Gabrielli – ricordo che dobbiamo ancora trovare un corpo. E’ vero però – ha poi aggiunto – che il prezzo lo deve pagare Costa, che è sempre una società privata, che può andare a gambe all’aria”. I costi a carico dell’armatore, è stato fatto notare, sono stati finora di 1,1 miliardi.