Gli hotel di Malpensa lanciano il grido d’allarme: o si cambia o si muore!

C'è grossa crisi fra gli hotel della zona di Malpensa. Expo "salverà" il 2015, ma poi che succederà?

Cìè grossa crisi fra gli hotel dei comuni intorno a Malpensa (Somma Lombardo e Cardano al Campo in primis), come emerge da un’inchiesta del quotidiano locale La Prealpina. Il vicepresidente di Federalberghi Varese Frederick Venturi ha dichiarato senza mezzi termini: “Quattro grandi alberghi, nel silenzio più assoluto, sono già falliti. E se non ci fosse stata Expo, molti di noi nel 2015 li avrebbero seguiti a ruota. Ma ora, o si cambia o si muore“.

I numeri parlano chiaro: dopo il dehubbing di Malpensa del 2007, lo scalo è sceso da 24 a 17 milioni di passeggeri, di cui 6 clienti di low cost, molto meno propensi a spendere in costi accessori. Negli ultimi 7 anni, però, i posti letti attorno a Malpensa sono più che raddoppiati: erano 1.500, oggi sono 3.200. Programmazione sbagliata? Molto probabilmente sì, dando retta ai miraggi che per anni hanno ipotizzato una terza pista dello scalo.  La crisi economica ha fatto il resto e i risultati sono poco comfortanti: negli hotel di Malpensa la percentuale di occupazione delle camere è del 48%, la più bassa tra i maggiori competitor europei. E questo nonostante il prezzo medio per camera sia di soli 65 euro, molto inferiore rispetto a Fiumicino (92 euro), Francoforte  (96 euro), Heathrow (84 euro) e Amsterdam, (86 euro).

Ma gli albergatori locali puntano anche l’indice contro Moxy e Sheraton, i due alberghi costruiti a fianco dei due Terminal, all’interno del sedime aeroportuale, che di conseguenza non pagano l’Imu.

Come sopravvivere al dopo Expo? Secondo Federalberghi, serve un sostegno economico pubblico: “Chiediamo che la Regione ci venga incontro con un finanziamento da venti milioni di euro per consentirci di affrontare l’esposizione universale. Senza un forte sostegno per opere di ristrutturazione, una significativa riduzione delle tasse e una seria moratoria sui mutui, le nostre aziende sopravvissute finora sono destinate a sparire nel giro di pochi anni assieme ai posti di lavoro offerti al territorio”.